Complesso rupestre

di San Michele delle grotte

La grotta di S. Michele è un maestoso esempio di “habitat rupestre” tra i più grandi della Puglia. Il complesso si trova nel rione Fondovito sul versante orientale del torrente Canapro o “Gravina”, torrente che si caratterizza per numerose grotte scavate nel “tufo”, usate nei secoli come abitazioni e luoghi di culto.

Si possono ammirare in tutta “la Gravina”, infatti, siti rupestri come il complesso delle sette camere, ben visibile nella parte opposta del torrente, o le chiese rupestri della Madonna della Stella e di S. Maria degli Angeli.  Tra queste la chiesa di S. Michele si presenta sicuramente come la più prestigiosa.

Il complesso rupestre, probabilmente già luogo di culto pagano dedicato al dio Asclepio, divinità invocata per le guarigioni da malattie, verso il X sec divenne santuario micaelico. Tutto ciò grazie ai Longobardi presenti in Gravina durante l’assedio dei Saraceni nel 977, guidati dall’emiro Abu al-Quasim alleato dei bizantini.

IL CULTO DI SAN MICHELE ARCANGELO

I Longobardi avevano fatto di Monte S. Angelo (FG), il proprio santuario dopo che nel VI sec d.C. il ducato di Benevento assorbì l’area del Gargano. In S. Michele il popolo guerriero dei Longobardi aveva riconosciuto il proprio Santo protettore.

Michele nella tradizione cristiana è venerato come uno dei tre Arcangeli a cui sono attribuiti particolari compiti: S.Michele, il difensore dei diritti di Dio; S. Raffaele, colui che guarisce; S.Gabriele, il messaggero dei grandi annunzi. L’arcangelo Michele compare già nella tradizione ebraica come principe degli angeli e protettore del popolo eletto. Nel Nuovo Testamento (capitolo 12 dell’Apocalisse) è presentato come il vincitore dell’ultima battaglia contro Satana e i suoi diavoli.

La più antica descrizione della chiesa si legge nella Visita Pastorale di Mons. F. Bossi del 1574. Nella stessa visita si menziona già la festa dell’8 maggio, giorno che celebrava la battaglia vinta dai Longobardi sui bizantini nel 650. Con Mons. Cennini (1645-1684) clero e popolo scelsero S. Michele come protettore e patrono di Gravina, elezione approvata e confermata con bolla pontificia di Papa Clemente X del 10 marzo 1674.

L’INTERNO

Dal punto di vista architettonico la chiesa di S. Michele delle grotte si presenta preceduta da un insieme di caverne naturali, che fanno da vestibolo. Superato il cancello d’ingresso, dopo un primo antro si accede ad un piazzale esterno e quindi ad un corridoio sul quale si apre una porta che dà su una scalinata dell’antica chiesa di S. Marco.  La grotta di S. Michele è costituita da cinque navate intercomunicanti divise da 14 pilastri. Tutte e cinque le navate terminano con absidi: nella prima di sinistra si notano degli affreschi su cui si riconoscono i volti del Cristo Pantocratore tra S. Paolo e S. Michele databili intorno al XII sec; nella seconda si trova un altare con l’immagine di S. Gabriele; nella terza, centrale, vi è l’altare con la statua di S. Michele, in pietra del Gargano; nella quarta la statua di S. Raffaele; nella quinta abbiamo uno spazio vuoto, privo dell’originario altare all’Angelo Custode traslato verso la fine del XVIII sec. nella sacrestia della Cattedrale.

Le due rozze statue in “tufino” di S. Gabriele e S. Raffaele sono degli inizi del XVIII sec. Gli affreschi non compaiono solo nell’abside della prima navata ma sono presenti anche sul pilastro destro della terza navata dove si può ammirare una raffigurazione con Crocifisso tra Maria SS. e S. Giovanni del XVI sec.

Nel corridoio d’ingresso si notano antichi graffiti con segni di mani, testimonianza eloquente della devozione al Santo dei pellegrini.

Nella grotta attigua, sono visibili una serie di teschi e ossa umane, che una lapide del ventennio fascista attribuisce ai martiri gravinesi dell’attacco saraceno del 999, ma più probabilmente appartengono a cadaveri traslati qui dalla chiesa del Soccorpo o chiesa S. Croce, situata sotto la Cattedrale agli inizi del XVIII sec.