SAN MICHELE DELLE GROTTE

San Michele Delle Grotte

La grotta di S. Michele è un maestoso esempio di “habitat rupestre”, uno tra i più grandi della
Puglia. Il complesso si trova nel rione Fondovito sul versante orientale del torrente Canapro o
“Gravina”, torrente che si caratterizza per
 

IL culto di San Michele Arcangelo

Il complesso rupestre, già luogo di culto pagano, probabilmente del dio Asclepio, divinità invocata
per le guarigioni da malattie, verso il X sec divenne santuario micaelico. Il Culto venne portato dai
Longobardi, che liberarono Gravina dall’assedio dei Saraceni nel 977, guidati dall’emiro Abu al-Quasim alleato dei bizantini.

In S. Michele il popolo guerriero dei Longobardi aveva riconosciuto il proprio Santo protettore, infatti, avevano già fatto di Monte S. Angelo, il proprio santuario nel VI sec d.C.

La più antica descrizione della chiesa di Gravina, si legge nella Visita Pastorale di Mons. F. Bossi del 1574. Nella stessa visita si menziona già la festa dell’8 maggio, giorno dell’apparizione dell’Arcangelo Michele a Monte S. Angelo.
Con Mons. Cennini (1645-1684) clero e popolo scelsero S. Michele come protettore e patrono di Gravina.
 

Complesso San Michele delle grotte

L'interno

Dal punto di vista architettonico la chiesa di S. Michele delle grotte si presenta preceduta da un insieme di caverne naturali, che fanno da vestibolo. Superato il cancello d’ingresso, dopo un primo antro si accede ad un piazzale esterno e quindi ad un corridoio sul quale si apre una porta che dà su una scalinata dell’antica chiesa di S. Marco. Nel corridoio d’ingresso si notano antichi graffiti con segni di mani, testimonianza eloquente della devozione al Santo dei pellegrini.


La grotta di S. Michele è costituita da cinque navate intercomunicanti divise da 14 pilastri. Tutte e cinque le navate terminano con absidi: nella prima di sinistra si notano degli affreschi su cui si riconoscono i volti del Cristo Pantocratore tra S. Paolo e S. Michele databili intorno al XII sec; nella seconda si trova un altare con l’immagine di S. Gabriele; nella terza, centrale, vi è l’altare con la statua di S. Michele, in pietra del Gargano; nella quarta la statua di S. Raffaele; nella quinta abbiamo uno spazio vuoto, privo dell’originario altare all’Angelo Custode traslato verso la fine del XVIII sec. nella sacrestia della Cattedrale.


Le due rozze statue in “tufino” di S. Gabriele e S. Raffaele sono degli inizi del XVIII sec. Gli affreschi non compaiono solo nell’abside della prima navata ma sono presenti anche sul pilastro destro della terza navata dove si può ammirare una raffigurazione con Crocifisso tra Maria SS. e S. Giovanni del XVI sec.
Nella grotta attigua, sono visibili una serie di teschi e ossa umane che una lapide del ventennio fascista attribuisce all’eccidio dei gravinesi da parte dei Saraceni durante la terza incursione nel 999. Più probabilmente i resti presenti in questa grotta sono stati traslati qui da vari ossari tra cui quello della chiesa del Soccorpo (situata sotto la Cattedrale).

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